Ieri nell’arcidiocesi di Matera-Irsina, oggi in diocesi di Tricarico l’insediamento di Benoni Ambarus, primo vescovo di origine straniera – viene dalla Romania – alla guida di una Chiesa locale italiana. Arriva in Basilicata dopo 29 anni trascorsi a Roma, prima come alunno del Seminario Romano e poi come prete “di periferia”. Un “pastore con l’odore delle pecore”: così lo ricordano i suoi parrocchiani, che sono giunti ieri a Matera.
Già direttore di Caritas Roma e, poi, vescovo ausiliare di Roma per l’ambito della carità, Ambarus, 50 anni, è stato nominato arcivescovo di Matera e vescovo di Tricarico il 18 giugno da papa Leone XIV: due diocesi ancora unite “in persona episcopi”, come già da tre anni con il predecessore, Antonio Giuseppe Caiazzo.
Una giornata intensa quella di ieri per il nuovo pastore. Il mattino, nei luoghi “di frontiera” della città: la casa circondariale, la rsa per anziani “Brancaccio” e la mensa della fraternità “Don Giovanni Mele”. In carcere, un messaggio forte e realistico: «Ladro non beccato, commerciante onesto», il proverbio romeno che Ambarus ha citato per esprimere l’illusorietà di separare il mondo tra giusti e disonesti, liberi e reclusi. Una bellissima accoglienza, con canti e doni, e una positiva interazione con i fratelli ristretti. In tutti i luoghi che ha visitato, il nuovo vescovo ha promesso che ritornerà.
Il pomeriggio, due momenti istituzionali. Il primo, l’incontro in piazza Duomo con il neo-sindaco, Antonio Nicoletti, che ha sottolineato lo straordinario segno di fede che Matera reca attraverso le oltre 150 chiese “rupestri” con le loro testimonianze iconografiche, il temperamento del materano – tenace, resiliente, solidale – e il desiderio di collaborare sin da subito con il vescovo e l’intera arcidiocesi. Da parte sua, l’arcivescovo ha sottolineato che Chiesa e politica sono entrambe a servizio dell’umanità, ma la Chiesa, in più, «non dimentica la parte dello spirito, come parte integrante ed essenziale per avere un senso pieno della vita umana» e non esita a definire i cristiani «più esigenti, quasi incontentabili» in fatto di governo della cosa pubblica e ad assicurare una collaborazione leale per il bene comune, lungi dallo stile dell’elemosina né tanto meno della prepotenza.
Secondo momento la presa di possesso della diocesi, con i momenti liturgici e fortemente evocativi della lettura della bolla di nomina, dello scambio del pastorale, che Ambarus ha ricevuto dal metropolita di Basilicata, Davide Carbonaro, e la presa di possesso della cattedra. E una rappresentanza della Diocesi – il Collegio dei consultori, un rappresentante dei religiosi e delle religiose, un diacono permanente con la moglie, un seminarista ed una famiglia – ha prestato obbedienza e riverenza all’arcivescovo.
Una celebrazione solenne, animata dal coro diocesano “Signum Magnum”, che ha radunato 800 fedeli distribuiti in piazza Duomo e 150 sacerdoti concelebranti in Cattedrale: tra loro il cardinale Enrico Feroci, amico personale del nuovo vescovo e suo predecessore alla guida di Caritas Roma, Carbonaro, tra l’altro amico degli anni romani di “don Ben” (come si fa chiamare Ambarus), i vescovi materani – Rocco Pennacchio, Biagio Colaianni e, per adozione, Salvatore Ligorio –, il clero di Matera e una rappresentanza di quello di Tricarico.
Semplice e concreta l’omelia che ha parlato di ospitalità: «Ogni volta che ospitiamo il Signore, in realtà è Lui che desidera ospitare e rigenerare noi con la sua presenza e fecondità. I discepoli che più si lasciano “ospitare” dall’amore del Signore diventano essi stessi più capaci di ospitare gli altri». Oggi la festa continuerà, perché alle 11, Ambarus presiederà la concelebrazione eucaristica nella concattedrale di Irsina. Nel pomeriggio, dopo la visita alla casa per anziani “Mons. Raffaello Delle Nocche” a Tricarico, alle 18.30 il saluto delle autorità in piazza Garibaldi e alle 19, in Cattedrale, la solenne Messa di inizio del ministero episcopale per la diocesi di Tricarico.
Giuseppe Longo