Chiesa di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo. Una giornata di grazia e comunione in occasione del Giubileo diocesano

Nel cuore della Basilica di San Pietro, la Chiesa di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo ha vissuto una giornata di grazia e comunione in occasione del Giubileo diocesano.
Mons. Carbonaro ha ricordato che “la speranza cristiana” “ci strappa dal nostro mondo asfittico e autoreferenziale, aprendo lo sguardo del cuore” guardando al senso profondo del pellegrinaggio: “Non solo noi andiamo verso Dio, ma egli s’incammina verso di noi e ci abita”. Un cammino giubilare, dunque, che diventa invito a vivere con gioia, a testimoniare la pace e a “non accontentarsi della lode di un momento” ma seguire Gesù “fin sotto la croce”. Che la nostra Basilicata – ha concluso l’Arcivescovo – senta ancora “il gusto e il fascino attraente del Vangelo di Gesù Cristo”.

Omelia in occasione del Giubileo diocesano

Patriarcale Basilica di San Pietro in Vaticano

2 giugno 2025

Ci ha raccolti il Signore dalle nostre case, dalla nostra quotidianità per metterci in cammino, per sostenere quei sentieri della speranza che nascono dal Vangelo. Siamo qui per celebrare la Pasqua di Resurrezione, davanti a Pietro che ci conferma nella fede. Sono tante le domande che ci portiamo nel cuore. Sono le domande della nostra contemporaneità che alle volte ci imprigiona e ci fa dire come i discepoli incontrati da Paolo: “Non abbiamo mai sentito parlare di Spirito Santo”. Alle volte ci sentiamo smarriti perché la nostra speranza si riduce alla ricerca di cose più grandi di noi, o soluzioni a problematiche dell’oggi. Lo Spirito che viene dall’alto dove Cristo è assiso alla destra del Padre, cattura il nostro sguardo, ci eleva, ci indica la strada. La speranza cristiana è inscritta dentro questo atteggiamento profondo della vita: ci strappa dal nostro mondo asfittico e autoreferenziale, aprendo lo sguardo del cuore, volgendolo in alto. Così anche oggi siamo accompagnati dalla Parola di vita che incrocia i nostri cammini e sostiene i nostri passi. E’ la Parola dell’oggi con la quale Gesù il Buon Pastore tornato dalla morte, offre consolazione e salvezza.

Riprendendo il testo della prima lettura noi vi scorgiamo, allora, ciò che Dio realizza quando gli uomini si aprono ai benefici delle sue grazie, in particolare al dono splendente dello Spirito Santo. Nel racconto degli Atti degli Apostoli cogliamo l’insorgenza di tutto ciò; nella gioia di quegli antichi nostri fratelli di Efeso che non avevano ricevuto lo Spirito Santo, anzi a malapena avevano conosciuto il battesimo di conversione di Giovanni Battista. Ma appena ricevono il Battesimo nel nome di Gesù e il dono dall’alto dello Spirito, per l’imposizione delle mani di Paolo, tutto immediatamente cambia. La grazia ricevuta comincia subito a produrre frutti di cambiamento dal di dentro di quei discepoli, perché iniziano a lodare il Signore e ad offrire agli altri il dono dell’interpretazione: essi sono profeti. Davvero anche noi, che siamo divenuti cristiani da bambini e perciò talvolta lo dimentichiamo, dovremmo prendere esempio da loro e ricordare continuamente che grazie al Battesimo ed al dono dello Spirito siamo effettivamente re, sacerdoti e profeti e testimoni di quella dignità con la nostra vita, per mezzo della nostra gioia, in un atteggiamento di lode che non smette mai. Così ci faceva pregare il salmo responsoriale: «I giusti invece si rallegrano, esultano davanti a Dio e cantano di gioia. Cantate a Dio, inneggiate al suo nome: Signore è il suo nome».

Ma l’opera di Dio risplende maggiormente nel Vangelo e in Gesù. Abbiamo sentito come Egli non si accontenti dell’ammirazione o della lode di un momento. Desidera, invece, che il discepolo, quindi ciascuno di noi, sia capace di seguirlo anche fin sotto la croce, lì dove l’evangelista Giovanni, autore del brano che abbiamo ascoltato, ci insegna che, verso Gesù, non ha valore il plauso o la lode umana, ma lo sguardo di fede – “guarderanno a Colui che hanno trafitto” (Gv 19,37; Zac 12,10) – che riconosce i beni provenienti dalla croce del Signore e cioè il compimento della sua vita di amore – «Li amò sino alla fine» (Gv 13,1) – e il dono dello Spirito: «Consegnò lo Spirito» (Gv 19,30). Ecco perché Gesù li sprona adesso, prima di quell’evento, durante i discorsi dell’ultima cena che preparano l’arrivo della “sua ora”: “Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!”.

La vittoria di Cristo, come sappiamo, non si realizza con le armi e con gli eserciti, cosa che purtroppo vediamo ancora ai nostri giorni, con le teorie di dolore, di lutti e di distruzioni. Essa nasce dalla croce, come conseguenza dell’amore – “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito” (Gv 3,16) – e il suo frutto è la pace. Lo abbiamo ascoltato nel Vangelo: “Vi ho detto questo perché abbiate pace in me”. E la pace sarà il primo dono di Gesù ritornato da morte, come ci ha ricordato fin dal suo primo affacciarsi Papa Leone ripetendo le parole del Risorto: “Pace a voi!” (Gv 20,19.21). E subito dopo Egli comunica lo Spirito: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo”.

Ritorniamo così all’esperienza di quei primi discepoli incontrati da Paolo ad Efeso, che non avevano ricevuto lo Spirito e neanche il Battesimo, eppure lo attendevano con fiducia e gioia. E’ proprio grazie a quei doni che l’opera di Dio inizia a scorrere in loro e diventa lode e testimonianza, capacità profetica nel mondo, che attende la pace, ma non la sa trovare se non c’è qualcuno che la indichi, che la viva. Se non c’è un cristiano che, ripieno di Spirito santo, testimoni la grande ricchezza che vive dentro, poiché fin dal giorno del battesimo egli non è solo. Sant’Agostino commentando le parole del Vangelo riguardo a questa presenza trinitaria di Dio in noi, si espresse così: “Ecco dunque, che anche lo Spirito Santo, insieme al Padre e al Figlio, fissa la sua dimora nei fedeli, dentro di loro, come Dio nel suo tempio. Dio Trinità, Padre e Figlio e Spirito Santo vengono a noi quando noi andiamo da loro” (Tract. in Jo., PL 35, 1832). Ecco il senso del pellegrinaggio cristiano. Non solo noi andiamo verso Dio, ma egli s’incammina verso di noi e ci abita.

E ricordiamo anche le parole del Santo Padre pronunciate il giorno del suo insediamento: «Con la luce e la forza dello Spirito Santo, costruiamo una Chiesa fondata sull’amore di Dio e segno di unità, una Chiesa missionaria, che apre le braccia al mondo, che annuncia la Parola, che si lascia inquietare dalla storia, e che diventa lievito di concordia per l’umanità. Insieme, come unico popolo, come fratelli tutti, camminiamo incontro a Dio e amiamoci a vicenda tra di noi» (Leone XIV, 18 Maggio 2025).

Cari fratelli e sorelle la nostra Chiesa di Potenza Muro Lucano Marsico Nuovo, desidera accogliere in questa celebrazione giubilare il dono di una rinnovata Pentecoste. Lasciare che il nostro cuore segnato da inquietudini, sia lievitato dalla forza del Risorto che cambia la storia e rinnova le nostre vite. Che la gente di Basilicata abbia ancora il gusto e il fascino attraente del Vangelo di Gesù Cristo, senza perdersi dentro le frantumazioni autoreferenziali, ma sostenendo cammini di comunione fraterna e di autentico rinnovamento missionario.